L'estate oramai ci ha salutati lasciando posto ai primi freddi, alle gelate notturne e anche a qualche timida nevicata.
Guardando in televisione le immagini della prima neve, mi sono tornati in mente i ricordi di quando ero ancora una ragazzina e vivevo in Russia. La prima nevicata suscitava in me sensazioni bellissimie, donandomi la serenità e il buon umore. Prendere in mano una manciata di neve, ancora candida e particolarmente soffice, costituiva per me un rituale al quale non potevo rinunciare, da quando ero una bambina.
La prima neve da sempre rappresentava per me una luce, una gioia, una speranza.
Tali riflessioni mi hanno ispirato ad un brevissimo racconto che Vi propongo di seguito. E se volete condividere i Vs. ricordi e le Vs. sensazioni riguardanti la neve, Vi aspetto, come sempre, nel mio caldo salottino.
Fiocco di Neve. I Parte.
Aspettami e io tornerò,
Aspettami intensamente…
Evghenij Simonov
Aspettami intensamente…
Evghenij Simonov
Nevicava. Il tepore regnante nel piccolo cucinino rivestito di piastrelle marron glacé invocava ad accucciarsi tra i morbidi cuscini sul divanetto, con un libro in mano e a non curarsi neanche minimamente dei primi geli e dei perfidi ululati del vento che provenivano da fuori.
La ragazza, gracile e sottile come una giovane betulla, stava invece guardando fuori dalla finestra, apparentemente indifferente al calore dell’accogliente ambientino, come se fosse incantata dalla magica danza bianca. Una nevicata così non si vedeva da tanto tempo da quelle parti. Una fitta cascata di soffici fiocchi scendeva sulla terra, implacabile nella sua tenacia. Ma la terra, conservando ancora un vago ricordo dell’estivo tepore, si ribellava con tutta se stessa ad una tale invasione.
La donna, in preda a qualche bizzarra ostinazione, sceglieva un fiocco di neve dopo l’altro, per seguire il suo percorso, cercando di discernere l’elaborata composizione a cristalli. I fiocchi di neve, come un esercito sconosciuto, avanzavano senza indugi, cercando di sottomettere il mondo alla loro forza nivea. Gli alberi e i cespugli, rassegnati ad un’imminente sconfitta, prestavano i loro rami ai nuovi arrivati, vestendosi, infine compiaciuti, di lucente candore. Solamente la terra non voleva ancora cedere senza capire che il nuovo manto avrebbe soltanto giovato alla sua lampante bellezza. I fiocchi di neve, soffici, candidi, immacolati nella loro autenticità, sfioravano il grigiore ribelle e perivano, per essere sostituiti subito dopo dai loro tenaci fratelli.
Quando anche l’ultimo dei prescelti toccò la terra e, dopo solo un istante di gioia per esserci arrivato, si sciolse in una piccola disperata macchia acquosa, lei sospirò e si girò verso un uomo che era stato per tutto quel tempo in silenzio accanto a lei.
“Mi penserai?” gli chiese con voce spezzata.
“Tutti i giorni”.
“E di notte?”
“Ti sognerò. Danzeremo insieme sulla Via Lattea e miriadi di stelle suoneranno per noi nell’orchestra dell’universo”.
“E dopo? Cosa ci sarà dopo?”
“Ci saremo di nuovo io e te e … la neve”.
Lei ebbe un brivido, come se all’improvviso la stanza si fosse riempita di ghiaccio.
“Devi proprio partire? Perché non resti con me?” implorò...
La ragazza, gracile e sottile come una giovane betulla, stava invece guardando fuori dalla finestra, apparentemente indifferente al calore dell’accogliente ambientino, come se fosse incantata dalla magica danza bianca. Una nevicata così non si vedeva da tanto tempo da quelle parti. Una fitta cascata di soffici fiocchi scendeva sulla terra, implacabile nella sua tenacia. Ma la terra, conservando ancora un vago ricordo dell’estivo tepore, si ribellava con tutta se stessa ad una tale invasione.
La donna, in preda a qualche bizzarra ostinazione, sceglieva un fiocco di neve dopo l’altro, per seguire il suo percorso, cercando di discernere l’elaborata composizione a cristalli. I fiocchi di neve, come un esercito sconosciuto, avanzavano senza indugi, cercando di sottomettere il mondo alla loro forza nivea. Gli alberi e i cespugli, rassegnati ad un’imminente sconfitta, prestavano i loro rami ai nuovi arrivati, vestendosi, infine compiaciuti, di lucente candore. Solamente la terra non voleva ancora cedere senza capire che il nuovo manto avrebbe soltanto giovato alla sua lampante bellezza. I fiocchi di neve, soffici, candidi, immacolati nella loro autenticità, sfioravano il grigiore ribelle e perivano, per essere sostituiti subito dopo dai loro tenaci fratelli.
Quando anche l’ultimo dei prescelti toccò la terra e, dopo solo un istante di gioia per esserci arrivato, si sciolse in una piccola disperata macchia acquosa, lei sospirò e si girò verso un uomo che era stato per tutto quel tempo in silenzio accanto a lei.
“Mi penserai?” gli chiese con voce spezzata.
“Tutti i giorni”.
“E di notte?”
“Ti sognerò. Danzeremo insieme sulla Via Lattea e miriadi di stelle suoneranno per noi nell’orchestra dell’universo”.
“E dopo? Cosa ci sarà dopo?”
“Ci saremo di nuovo io e te e … la neve”.
Lei ebbe un brivido, come se all’improvviso la stanza si fosse riempita di ghiaccio.
“Devi proprio partire? Perché non resti con me?” implorò...
...continua prossimamente
3 commenti:
Ti ho scritto una recensione su Lulu!
Stupendo racconto (e poi solo la neve sa regalare ambientazioni così fantastiche e magiche)!
Elisabetta
Grazie Elisabetta per la bellissima recensione che hai lasciato su lulu. Sembra una poesia! Hai colto alla perfezione il senso che volevo dare al racconto. La neve è una metafora della forza dell'amore e anche della speranza che non ci deve mai abbandonare.
Non c'è di che... :-))
Elisabetta
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